In questa pagina è riportata la storia che è scritta a più mani, pezzo a pezzo,  dai lettori della “Pillola per navigare”.
Anche tu puoi contribuire. Per farlo devi continuare un po’ la storia riportata qui sotto, non devi scriverla per intero, devi scrivere solo un breve periodo, diciamo 15 – 20 righe, dopodiché devi inviarcela al seguente indirizzo di posta elettronica: telefonodargento@hotmail.it.

La tua continuazione  verrà aggiunta alla storia che è pubblicata su questa pagina internet:

www.telefonodargento.it/sporcarsilemani.html

e dove puoi leggerla per intero.

Eccola

 

 

 

1

“L'aveva vista per la prima volta nella stazione metropolitana di piazza dei cinquecento e, in seguito, quando pensava a come tutto si era svolto, si stupiva che un incontro così importante, probabilmente il più importante che avrebbe mai avuto, fosse stato così casuale.

Era accaduto perché aveva deciso di prendere l'autobus che, attraversando Piazza Vittorio, va all’Università, dove egli abitava uno studio con altri due studenti; ma aveva perduto l'autobus. L'aveva visto filar via proprio mentre girava l'angolo, sotto la pioggia e, piuttosto che aspettare il prossimo e inzupparsi le scarpe, che avevano bisogno di essere risuolate, era andato a prendere la metropolitana. Camminando verso la stazione, pensò che sarebbe stato prudente evitare di prendersi un raffreddore, dato che l'esame di matematica era prossimo; ma aveva i piedi ormai così bagnati che a ogni passo l'acqua gli sprizzava dalle scarpe”.

 
 

2

(di Enrico, Laura, Marisa, Sofia della sede di S. Agnese)

Allora, con le sue scarpe che gemevano tristemente, si mise a correre per arrivare prima alla stazione della metropolitana. Mentre correva, pensò che avrebbe dovuto dare qualche ripetizione in più per riuscire a comprarsi un paio di scarpe nuove, ma - si chiese - come avrebbe trovato anche il tempo di studiare per l'esame? Affrettandosi, immerso nei suoi pensieri, imboccò la scala mobile per scendere alla banchina del treno, quando, all'improvviso, fu attratto da una folta chioma di capelli rossi che emergeva, unica, in mezzo alla folla della mattina, a pochi passi da lui, qualche scalino più avanti.  Sempre di fretta, a passo svelto, raggiunse la fiammeggiante figura e, superandola, senza sapere perché, si girò per guardarla in viso incrociando lo sguardo un po' intrigante di una ragazza. Si accorse che anche lei lo stava osservando con insistenza e si domandò:

"Le faccio pena oppure...."

 

 

 

3

(di Giuseppe della sede di Piazza Euclide)

Le faccio pena oppure, si starà domandando: “ perché mi guarda con tanta curiosità?....". La metro ripartì velocemente, i passeggeri erano pigiati uno verso l'altro fino all'inverosimile, ma il suo sguardo non si staccava mai dal guardare la ragazza dai capelli di rame. Il tratto che doveva fare per raggiungere l'università era troppo breve per poter riuscire ad avere un minimo approccio, e mai fu tanto dispiaciuto di essere arrivato così presto a destinazione. Tornato a casa, era assorto in mille pensieri, ma la prima cosa che fece fu quella di togliersi le ormai rovinate scarpe, e asciugarsi alla meno peggio, visto che già si sentiva un po' febbricitante. La sera arrivò presto, anche il buio, era il mese di novembre, e la giornata piovosa aveva collaborato a rendere il giorno quasi invisibile. Si scaldò una tazza di brodo, e poi di corsa sui libri per preparare quel difficile esame di matematica, ma non riuscì a concentrarsi.....

 

 

 

4

(di Marcello Giacchetti della sede di Piazza Ungheria)

Quei capelli ramati, quella chioma fluente, ma sì.. gli ricordavano qualcosa del suo passato, c’era già stata una ragazza dai capelli rossi nella sua vita e quel ricordo gli balenò improvvisamente nella memoria. Aveva trascorso un periodo in Piemonte presso alcuni suoi amici e durante una scampagnata aveva incontrato una ragazza di un paio di anni più giovane di lui, era nato quasi subito un feeling, avevano scoperto di avere parecchi interessi in comune fra i quali l’architettura e fu lei a proporle di andare a visitare, il week-end successivo, l’abbazia di Vezzolano, un misto di stile gotico e romanico. Lui accettò con grande entusiasmo ma quella volta più per il desiderio di stare da solo con lei che per l’interesse dell’architettura. La giornata quel giorno era piovosa, proprio come lui la vedeva, attraverso i vetri della sua finestra, quel giorno si era portato dietro la macchina fotografica, forse più per avere un ricordo di lei che dell’abbazia che gli apparve bellissima come colei che gli stava accanto. Non poteva crederci!, stava passando una giornata indimenticabile. Mentre facevano il giro perimetrale della chiesa, la scrutava con la coda dell’occhio cercando di non farsi notare, quando improvvisamente le mani di lei si accostarono alle sue e si intrecciarono quasi per magia, per lui fu quasi un tonfo al cuore, sentiva dentro di se quasi un’ubriacatura di felicità mista ad emozione, il volto di lei si girò lentamente verso di lui e le loro labbra s’incontrarono. Qualche giorno dopo lui rientrò nella sua città e per quanti tentativi fece non riuscì più a sentirla, ma la foto… dove era andata a finire quella foto…

 

 

5

(di Carmela, Concetta, Enrico, Laura, Marisa, Raffaella e Sofia della sede di S. Agnese)

La  sua mente vagava da un integrale a una derivata, passando attraverso una serie di particolari che non riusciva a ricordare, ma che affioravano a sprazzi, come lampi di luce che spezzavano un buio assoluto, senza fissarsi stabilmente. Ma questi ricordi non riguardavano l’analisi matematica, purtroppo….  Gli occhi…. erano verdi? Sicuramente lo sguardo era vivo, ma il colore…? La febbre gli faceva scoppiare la testa e annebbiare il ricordo. Anche la voce era un miscuglio di toni dolci, ma forse anche squillanti, con una leggera inflessione dialettale che, però, adesso non avrebbe saputo definire con esattezza. Certo, se avesse ritrovato la foto, si sarebbe almeno tolto il primo dubbio! Avrebbe potuto chiedere notizie agli amici che quella estate lo avevano trascinato in Piemonte, anche se non li vedeva più da tempo. Si sa, le amicizie del primo anno di università sono fatte nell’euforia della nuova situazione di completa autonomia, sganciati dalla propria città – almeno per chi, come lui, era un fuori sede - dalla famiglia, dalle vecchie amicizie del liceo…  Poi, con il tempo, si seleziona e si scopre che la completa autonomia è bella, ma anche tanto faticosa. Tra  lezioni, studio, ripetizioni per non pesare troppo sulla famiglia, spesa nei supermercati discount, lavatrici e  discussioni con i coinquilini per i turni di pulizia, non c’ è più tutto questo tempo ( e soldi ) per viaggi e uscite, a parte qualche birretta nei pub di San Lorenzo. Via, avrebbe dovuto ritrovare la foto, così si sarebbe messo l’animo in pace e sarebbe tornato sul Teorema di Lagrange. “ Speriamo di averla salvata”, diceva tra sé e sé, mentre freneticamente cercava nel suo computer tra i file dove aveva archiviato le foto. Quando… “ Ecco… FOTO PIEMONTE… con Francesco, Maria – carina, però!- Paolo….. L’Abbazia di Vezzolano, finalmente! Ah,  la ragazza dai capelli rossi ! Nooo, una solo foto e di profilo…. E gli occhi? “  Per quanto “zoommasse” non riusciva proprio a distinguerne il colore. La guardava e riguardava… ma, poi, era veramente lei la ragazza della metro?

 

 

6

(di Pinco della sede di Santa Croce)

“Quando meno te lo aspetti, la vita torna a sorridere e tutto sembra più rosa...che frase banale, mi faccio nausea da solo” si disse tra se Carlo.
Poi proseguì: “C'è un briciolo di verità però. La verità è che ho girato l'angolo e trovato una sorpresa, una bella sorpresa” .
Sul palo della luce era attaccato un manifesto.
Cerco disperatamente il misterioso ragazzo che ho incontrato lunedì mattina alla stazione metropolitana di piazza dei cinquecento alle ore 9. Aveva le scarpe rotte e bagnate e ci siamo guardati con insistenza…. Chiama il numero sotto riportato….
Questo è quanto aveva scritto Annamaria. Da quella mattina che l’aveva incontrato e fissato negli occhi per alcuni minuti non era più riuscita a toglierselo dalla mente… non riusciva a pensare ad altro, non mangiava più, non dormiva più… Era l’uomo della sua vita.
Non era soltanto bello nei suoi pensieri, lo era perfettamente anche dal vivo. La sua bellezza ferma e pacata sembrava renderlo più simile ad una statua greca o ad un miraggio che ad un comunissimo ragazzo.
Doveva rivederlo a tutti i costi….

 

7

(di Angela, Enrico, Gabriella, Laura, Marisa e Sofia della sede di S. Agnese )

 

Carlo, sorpreso e un po’ perplesso per la straripante dichiarazione che si trovava sul palo della luce, memorizzò il numero di telefono sul suo cellulare.
Cominciò a riflettere: “Chiamo o non chiamo?” Gli sembrava impossibile che una ragazza di tale bellezza fosse rimasta improvvisamente e ardentemente fulminata proprio da un tipo come lui. “ E’ possibile che questa volta sia stato così fortunato da aver fatto subito colpo? E se, invece, fosse uno scherzo? ”
Però…. il destino poteva finalmente essergli stato favorevole! Allora, rompendo ogni indugio, compose il numero che aveva  trascritto, ma …. …“TU-TU-TU”.

 

 

 

E ora continua tu……….